Dio porco.
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non è che una cosa escluda l'altra, non penso che la malattia mentale sia una cosa completamente endogena o biologica che non rispecchi il contesto storico e sociale.
Arrivare a non curare una malattia del figlio direi che rientra anche quello nel novero del disturbo.
Se per convenzione intendiamo un assetto psichico che va contro la cura di sé e dei cari, che porta al danneggiarsi o ad atteggiamenti antisociali in generale, che sia dato da un trauma cranico o dall'atomizzazione della società per me rimane un disturbo.
Non significa individualizzarlo; ci sono tanti disturbi che riflettono il contesto sociale, come la depressione o i disturbi dell'alimentazione.
Per me significa doversene fare carico, accoglierli, provare a recuperare la dimensione prosociale e non paranoide
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il fenomeno di cui stiamo parlando non son casi isolati. Alcuni questi bucano le cronache nazionali (questi, i due stronzi che lasciarono crepare il figlio di otite "curandolo" con l'omeopatia), ma è un fenomeno ben diffuso e, per certi versi, interclassista. Oltre ai due tizi del dibattito di prima, posso citare, tra quelli che conosco per lavoro, il commerciale novax in fissa con il culto del corpo, l'architetto cocainomane e ultracomplottista che sembra un meme ambulante e tutta un'altra serie di rumente umane con cui ho avuto a che fare negli anni. Non è un caso che in un paese come gli USA dove le dinamiche sociali sono accellerate ci si trovi con un novax complottista alla guida della sanità federale
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come saprai benissimo ci sono anche comunità al limite del complottismo che però si organizzano bene, vivono un po' per conto loro ma non ritirati socialmente e si prendono ottima cura dei figli e l'uno dell'altro anche se fanno scelte che da fuori possono risultare discutibili.
Siamo a livelli diversi.2/2
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@lorcon
Si, però come dice @bbacc ci sono comunità che ricreano una sfera magari discutibile, ma "sana" (non saprei come dirlo), nel senso che l'istruzione al di fuori di quella statale o altri modi comunitari di vita possono esserci, soprattutto la prospettiva di organizzazione tra la città e il fuori cambia molto.Poi sai con chi parli, metto le scarpe chiuse pure al 15 di agosto.
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Ma ben vengano le i modi di vita fuori e contro lo stato e il capitale. Il problema è che al momento ti trovi gente che in nome dell'opposizione al dominio capitalista si rivendica pertosse e morbillo. E purtroppo anche quelle comunità che all'apparenza sembrano più sane (penso a Urupia) finiscono in quella direzione
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certo, c'è di tutto. una volta sono stata a un campeggio anarchico, subito dopo le riaperture post covid, e ho visto una frattura profondissima, due pianeti diversi che si stavano allontanando inesorabilmente. Un infermiere parlava della sua esperienza traumatica nel vedere l'ospedale strapieno e gente che moriva continuamente e nel gruppo c'era chi alzava gli occhi al cielo o negava che questo fosse mai accaduto.
Tanti dicevano, criticando le misure di distanziamento, "anche se il covid fosse mortale, se voglio morire è una scelta mia" della serie ognun per sé e dio per tutti, che per me è l'opposto di anarchia. chi lo diceva era ovviamente giovane e in ottima salute, gente che di covid non sarebbe morta comunque.
Sono venuta via di lì pensando "mai più", e non sono più andata. -
ho anche l'esempio di una comunità informale nelle mie zone che è generalmente ben vista e che in effetti ha uno stile di vita sano...
le discriminanti sono il benessere psicofisico e la dimensione prosociale.
Due paranoidi isolati che tengono i figli col pannolone a 9 anni nel fango vanno aiutati. -
@bbacc @lorcon @12ax7 @GustavinoBevilacqua @Folagra non lo so però se uno vuole fare l'eroe farebbe bene a farlo senza far ricadere le sue scelte sui figli.
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@aaronwinstonsmith
sono d'accordo, ma in questo caso io non vedo uno che vuole fare l'eroe, vedo un paranoide che non ha più controllo sulla sua vita e che è preda dei suoi pensieri ossessivi. inevitabilmente ricade sui figli se li ha in cura lui, specialmente in una condizione di totale isolamento.
@lorcon @12ax7 @GustavinoBevilacqua @Folagra -
@bbacc @lorcon @12ax7 @GustavinoBevilacqua @Folagra non lo so bisognerebbe chiedere ad uno psicologo. Dalla mia esperienza personale sono persone che in fondo in fondo lo sanno, ma reprimono questa voce interiore.
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la valutazione delle motivazioni altrui è complessa, ognuno può dare la propria, tutte possono andare bene se non sono mere proiezioni, quel che conta è il risultato. Per me l'assunto che ci siano difficoltà, sofferenza o generale incapacità di stare al mondo presuppone una presa in carico in assenza di giudizio.
Per questo sto studiando per fare la pìssicologa, senza alcuna pretesa di avere la visione "giusta" e comunque parlando in modo totalmente indiretto di una situazione soltanto basandomi su un articolo -
@bbacc @aaronwinstonsmith @lorcon @12ax7 @Folagra
Nel caso specifico occorre anche tenere conto di quanto sensazionalismo voleva inserire l'articolista.
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Facendo questa discussione mi è tornato in mente quando con altr* mi occupavo di questi temi prima che fossero di moda (hipsterismo portami via):
@bbacc @aaronwinstonsmith @12ax7 @GustavinoBevilacqua @Folagra