“Siate meccanici, siate luddisti”: così si resiste al tecnocapitalismo
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“Siate meccanici, siate luddisti”: così si resiste al tecnocapitalismo
Vivere le tecnologie come se fossero qualcosa che cade dall’alto ci rende passivi e ci limita a considerare “cosa fanno” senza concentrarci sul “perché lo fanno”. È il tema centrale del libro The Mechanic and the Luddite – A Ruthless Criticism of Technology and Capitalism, scritto dal ricercatore americano Jathan Sadowski
“Siate meccanici, siate luddisti”: così si resiste al tecnocapitalismo - Guerre di Rete
Il meccanico comprende come funziona un sistema, il luddista sa perché è stato costruito. Il punto di vista di Jathan Sadowski, autore del libro The Mechanic and the Luddite
Guerre di Rete (www.guerredirete.it)
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@informapirata @eticadigitale Cresciuta con Ms-dos 3.3, le prime cose che ho imparato sono cos'è un sistema operativo, come funziona il software, il concetto di file e directory, non programmazione ma ho le capacità di "esplorare" quello che un software fa o non fa.
Mi accorgo sempre di più invece di persone che: "scusa, ho buttato le foto nel cestino, perché ho il disco pieno?" O peggio: "Internet? Io non uso Internet, ho solo whatsapp" -
I informapirata@poliverso.org shared this topic on
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Questo discorso - purtroppo - è applicabile a molti campi. Ad esempio un tempo tutti sapevano com'era fatto un motore, e magari sapevano anche un po' riparare qualcosa sotto il cofano. Oggi, non più.
Suppongo che dipenda dal fatto che il livello di complessità delle cose è molto aumentato, mentre il cervello umano ha sempre la stessa capacità di immagazzinare informazioni. Non bastando più, si fanno (in consapevolmente) delle scelte.
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@simonperry @informapirata @eticadigitale Certamente è fisiologico fermarsi con le conoscenze, quando c'è troppa roba; il problema è che il mercato se ne approfitta illudendo che le competenze non servono più. (1/2)
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Tipo: "puoi creare una canzone solo tramite il linguaggio naturale". Ora a parte l'etica questionabile della cosa, senza controllo dei dati che piglia, anche in quel caso, se ne sai di musica e informatica insieme, fai prompt meglio di chi scrive "ciao, mi piacerebbe che tu mi creassi una canzoncina stile anni 90"... (2/2)
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@talksina sì, indubbiamente. Il marketing ci mette del suo. Tutti dobbiamo sentirci dei geni, anche se non è vero.
Un tempo le persone facevano calcoli complessi a mente anche solo per navigare, oggi ci perderemmo quasi tutti in mare.
Il punto è che se c'è qualcosa che fa le cose al posto tuo, quelle capacità le perdi. Che sia muoverti camminando, calcoli, sapere dove mettere le mani nel sistema operativo, ecc.
Vedrai con l'IA che muove il mouse quante conoscenze si perderanno
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@simonperry L'IA che muove il mouse, per certe situazioni la sto aspettando perché posso dirgli di andarmi a cercare le cose in un sito inaccessibile da screen reader (parlo di disabilità visiva). Il problema è che ha un contro, contrissimo, tremendo.
Se l'assistente vocale o testuale fa tutto, poi si sgolano molto meno per l'accessibilità quella vera. Diventa solo un rispetto delle normative sulla carta, ma poi per il resto ci pensa il bot. (1/2) -
Il punto è che, come prima: se di informatica ne sai, gestisci bene anche i risultati dell'AI. Se no, vengono fuori rospi. (2/2)