"Cecità" di Saramago come metafora di noi sui social, che non si vede l'altro, quello che prova davvero in prima battuta, quindi in fondo non si capisce mai una mazza di vero.
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"Cecità" di Saramago come metafora di noi sui social, che non si vede l'altro, quello che prova davvero in prima battuta, quindi in fondo non si capisce mai una mazza di vero. Allego vocale con #mood
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Comunque si ho esagerato un po', si può capire un po' anche tra le righe, e poi dipende da come si scrive, però è vero che è molto più facile, che so, fingersi allegri, o fingere qualche altro stato emotivo, su un social rispetto al farlo vis-a-vis, poi è anche vero che forzarsi un po' all'allegria, per es., non è nemmeno sbagliato, e che un po' di allegria può essere spontanea già solo per il fatto di "stare insieme", ma lo "stare insieme" qui è davvero molto menomato, manca totalmente il linguaggio non verbale, che è i toni della voce le espressioni i movimenti, ecc.; e insomma è una questione di misure anche lì mi sa, ma questo "stare insieme" così menomato si porta dei limiti grossi, che coincidono anche appunto con la possibilità, di dubbia salubrità, di fingere di più. (1/3)
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Comunque, per quanto mi riguarda, io non ci sto più dentro qui, perché è vero che il limite dato dall'assenza del linguaggio non verbale, qui, potrebbe essere funzionale a un ragionare più lucido di quanto possa prodursi vis-a-vis su come uscire da uno stato emotivamente sempre più pesante un po' per tutt*, ma resta una cosa molto difficile da fare collettivamente, se anche ci si provasse, perché la pesantezza dello stato emotivo è diversa per ciascun*, le idee su come uscirne sono diverse per ciascun* e non includono mai la risposta organizzata violenta (per l'ennesima volta: non mi piace la violenza, non ne ho mai fatta, ma a volte, bla bla), e in realtà in gran parte chi sta qui ci sta con la speranza di strappare un minimo di sollievo temporaneo... (2/3)
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...non con la volontà di confrontarsi per cercare modi più o meno condivisi per uscirne davvero, o quantomeno più stabilmente di quanto avviene quando si fa una battuta. Quindi niente, scriverò e leggerò e starò qui molto meno. Ciao. (3/3)
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@jones_ io torno a dire che quel minimo di sollievo temporaneo è tremendamente sottovalutato (pur con tutti i limiti che giustamente riporti), anche perché poi c'è da essere consapevoli dell'amara realtà:
- il fediverso ha (e credo avrà) sempre numeri risicati
- il web in generale esclude larghissime fette di popolazione per vari motivi
- stando al discorso globale-internazionale, l'Italia tutta conta meno di quanto contasse boh, la Tracia per gli equilibri dell'Impero Romano -
@jones_ quindi ecco, se intanto ci sono posti dove cazzeggiare un po' e stare meglio credo sia solo che bello, in senso più vasto temo che servano congiunzioni astrali particolari che intercettino masse e sacche di gente benestante a guidarle (sigh) con l'interesse di stravolgere lo status quo, sperando di non crearne nel frattempo uno peggiore
e poi credo serva anche tanta gioventù, che invece dal nostro lato del mondo è tipo i panda. Confidiamo nella futura Nigeria, boh?
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@xabacadabra ma infatti si, allora forse il mio problema è che non riesco a rassegnarmi che non può più, o forse non ha mai potuto funzionare niente di più del piccolo sollievo temporaneo, sempre più breve. E' avere investito troppo nell'idea che forse, via via che sempre più nodi arrivavano al pettine, invece saremmo riuscit* a organizzarci per svoltare, darci le condizioni materiali per un mondo più gentile, ecc., senza la guida interessata della gente benestante. Averci creduto troppo.
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@jones_ magari sono troppo pessimista io eh! Chissà, alla fine rispetto a boh, com'era fino al 1800 possiamo dire che stiamo complessivamente "meglio" almeno a queste latitudini, anche se ho il vago sospetto abbia inciso di più l'invenzione del frigorifero che tante battaglie sociopolitiche
ma mai dire mai
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@xabacadabra boh a volte, pensando alla questione ecologica, che poi è quella che le include tutte, penso che, con livelli di inconsapevolezza proporzionali all'ignoranza proporzionale alla povertà, il frigorifero la lavatrice l'automobile il piccì ecc. sono stati il modo con cui ci siamo vendut* il futuro delle generazioni successive per un benessere nostro storicamente molto temporaneo e relativo, perché poi costano una vita di lavoro per lo più da schiav*.
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@xabacadabra @jones_ sulla due ho i miei dubbi, oggi come oggi tutti o quasi tutti riescono a entrare e usare il web , diverso da quello che si vedeva anni fa, parliamo di Brasile e non di Germania. A meno che ho capito male io quando intendi "esclude". È che molta gente, tra cui anche i poveri e direi soprattutto i poveri, passa molto tempo a vedere stronzate quando sono nel web, meme e cose simili
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@elvecio @jones_ ci sono una marea di variabili anche nel discorso accesso alla rete, software utilizzato, consapevolezza dello stesso e gestione della cosa (penso al discorso cinese o turco per dire), più altri paesi molto più in difficoltà del Brasile, che pure è vastissimo e sfaccettato (ecco, lì sì che parliamo di una realtà che nel futuro prossimo potrebbe incidere a livello globale per la sua importanza)
Poi il discorso di "analfabetismo digitale" sommato a smartphone e social, senz'altro
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@elvecio @jones_ ah che poi ovviamente il fatto che da certe parti la rete sia spiata e controllata non significa affatto che non valga lo stesso per il famigerato occidente eh, anzi :'D lo so che lo sapete ma lo specifico perché non voglio far passare il messaggio "noi siamo liberi, mica come i cinesi" che è quello che mi pare piaccia tanto a una certa vulgata
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Le società mesoamericane non usarono mai il trasporto su ruote, ma sappiamo che avevano dimestichezza con raggi, ruote e assi perché costruivano versioni giocattolo di questi oggetti per i bambini. Gli scienziati greci sono famosi per aver intuito il principio della locomotiva a vapore, ma lo sfruttarono solo per fabbricare porte che parevano aprirsi da sole o per analoghe illusioni teatrali. Gli scienziati cinesi sono altrettanto famosi perché utilizzarono per la prima volta la polvere da sparo per i fuochi d’artificio. (1/?)
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Per buona parte della storia, dunque, la zona del gioco rituale costituì sia un laboratorio sia, per ogni data società, un bagaglio di conoscenze e di tecniche da applicare o meno ai problemi pratici. Si ricordi, per esempio, i «piccoli uomini vecchi» degli osage e il modo in cui unirono la ricerca e la speculazione sui principi della natura alla gestione e alla riforma periodica dell’ordinamento costituzionale, considerandole in sostanza lo stesso progetto e tenendo meticolosi registri (orali) delle deliberazioni. (2/?)
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La città neolitica di Çatalhöyük e i megasiti di Tripillia ospitavano forse analoghi collegi di «piccole donne vecchie»? Non possiamo saperlo per certo, ma ci sembra molto plausibile, dati i ritmi condivisi dell’innovazione sociale e tecnica che osserviamo in ciascun caso e l’attenzione ai temi femminili nell’arte e nei rituali. Se stiamo cercando di individuare domande più interessanti da fare alla storia, la prima potrebbe essere: esiste una correlazione positiva tra ciò che di solito si chiama «parità di genere» (forse sarebbe più indicato dire «libertà delle donne») e il grado di innovazione di una data società? (3/?)
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Scegliere di descrivere la storia al contrario, come una serie di brusche rivoluzioni tecnologiche, seguite ciascuna da lunghi periodi in cui siamo stati prigionieri delle nostre creazioni, ha le sue conseguenze. È un modo per rappresentare la nostra specie come molto meno premurosa, creativa e libera di quanto abbiamo dimostrato di essere in realtà. Equivale a non raccontare la storia come una serie ininterrotta di nuove idee e innovazioni, siano esse tecniche o di altro tipo, un processo durante il quale diverse comunità decisero collettivamente quali tecnologie fossero adatte agli scopi quotidiani e quali andassero limitate all’ambito della sperimentazione o del gioco rituale. (4/?)
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Ciò che vale per la creatività tecnologica vale, naturalmente, ancora di più per la creatività sociale. Uno degli schemi più sorprendenti che abbiamo scoperto mentre effettuavamo le ricerche per questo libro – anzi, uno degli schemi che secondo noi assomigliano di più a un vero progresso – è il modo in cui di volta in volta, nella storia dell’umanità, quella zona di gioco rituale ha funto anche da sede di sperimentazione sociale, se non addirittura, per certi versi, da enciclopedia di possibilità sociali.
https://bu.noblogs.org/ultimo-capitolo-alba-di-tutto/
(5/5)
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@jones_ poi approfondisco bene, ma sì hai certamente ragione: io forse sono un pelo disfattista e do risposte sommarie (e quindi sbagliate) per via della mia misantropia latente, quando in realtà è tutto molto più sfaccettato e ricco di bellezza, giustizia e ludico per il gusto del ludico che per tecnologie sviluppate per bieco interesse / controllo
però appunto, è tutto estremamente complesso e sfaccettato, il che dà anche un po' di speranza in effetti