"Cecità" di Saramago come metafora di noi sui social, che non si vede l'altro, quello che prova davvero in prima battuta, quindi in fondo non si capisce mai una mazza di vero.
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@xabacadabra @jones_ sulla due ho i miei dubbi, oggi come oggi tutti o quasi tutti riescono a entrare e usare il web , diverso da quello che si vedeva anni fa, parliamo di Brasile e non di Germania. A meno che ho capito male io quando intendi "esclude". È che molta gente, tra cui anche i poveri e direi soprattutto i poveri, passa molto tempo a vedere stronzate quando sono nel web, meme e cose simili
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@elvecio @jones_ ci sono una marea di variabili anche nel discorso accesso alla rete, software utilizzato, consapevolezza dello stesso e gestione della cosa (penso al discorso cinese o turco per dire), più altri paesi molto più in difficoltà del Brasile, che pure è vastissimo e sfaccettato (ecco, lì sì che parliamo di una realtà che nel futuro prossimo potrebbe incidere a livello globale per la sua importanza)
Poi il discorso di "analfabetismo digitale" sommato a smartphone e social, senz'altro
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@elvecio @jones_ ah che poi ovviamente il fatto che da certe parti la rete sia spiata e controllata non significa affatto che non valga lo stesso per il famigerato occidente eh, anzi :'D lo so che lo sapete ma lo specifico perché non voglio far passare il messaggio "noi siamo liberi, mica come i cinesi" che è quello che mi pare piaccia tanto a una certa vulgata
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Le società mesoamericane non usarono mai il trasporto su ruote, ma sappiamo che avevano dimestichezza con raggi, ruote e assi perché costruivano versioni giocattolo di questi oggetti per i bambini. Gli scienziati greci sono famosi per aver intuito il principio della locomotiva a vapore, ma lo sfruttarono solo per fabbricare porte che parevano aprirsi da sole o per analoghe illusioni teatrali. Gli scienziati cinesi sono altrettanto famosi perché utilizzarono per la prima volta la polvere da sparo per i fuochi d’artificio. (1/?)
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Per buona parte della storia, dunque, la zona del gioco rituale costituì sia un laboratorio sia, per ogni data società, un bagaglio di conoscenze e di tecniche da applicare o meno ai problemi pratici. Si ricordi, per esempio, i «piccoli uomini vecchi» degli osage e il modo in cui unirono la ricerca e la speculazione sui principi della natura alla gestione e alla riforma periodica dell’ordinamento costituzionale, considerandole in sostanza lo stesso progetto e tenendo meticolosi registri (orali) delle deliberazioni. (2/?)
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La città neolitica di Çatalhöyük e i megasiti di Tripillia ospitavano forse analoghi collegi di «piccole donne vecchie»? Non possiamo saperlo per certo, ma ci sembra molto plausibile, dati i ritmi condivisi dell’innovazione sociale e tecnica che osserviamo in ciascun caso e l’attenzione ai temi femminili nell’arte e nei rituali. Se stiamo cercando di individuare domande più interessanti da fare alla storia, la prima potrebbe essere: esiste una correlazione positiva tra ciò che di solito si chiama «parità di genere» (forse sarebbe più indicato dire «libertà delle donne») e il grado di innovazione di una data società? (3/?)
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Scegliere di descrivere la storia al contrario, come una serie di brusche rivoluzioni tecnologiche, seguite ciascuna da lunghi periodi in cui siamo stati prigionieri delle nostre creazioni, ha le sue conseguenze. È un modo per rappresentare la nostra specie come molto meno premurosa, creativa e libera di quanto abbiamo dimostrato di essere in realtà. Equivale a non raccontare la storia come una serie ininterrotta di nuove idee e innovazioni, siano esse tecniche o di altro tipo, un processo durante il quale diverse comunità decisero collettivamente quali tecnologie fossero adatte agli scopi quotidiani e quali andassero limitate all’ambito della sperimentazione o del gioco rituale. (4/?)
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Ciò che vale per la creatività tecnologica vale, naturalmente, ancora di più per la creatività sociale. Uno degli schemi più sorprendenti che abbiamo scoperto mentre effettuavamo le ricerche per questo libro – anzi, uno degli schemi che secondo noi assomigliano di più a un vero progresso – è il modo in cui di volta in volta, nella storia dell’umanità, quella zona di gioco rituale ha funto anche da sede di sperimentazione sociale, se non addirittura, per certi versi, da enciclopedia di possibilità sociali.
(5/5)
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@jones_ poi approfondisco bene, ma sì hai certamente ragione: io forse sono un pelo disfattista e do risposte sommarie (e quindi sbagliate) per via della mia misantropia latente, quando in realtà è tutto molto più sfaccettato e ricco di bellezza, giustizia e ludico per il gusto del ludico che per tecnologie sviluppate per bieco interesse / controllo
però appunto, è tutto estremamente complesso e sfaccettato, il che dà anche un po' di speranza in effetti