ho un problema che mi tormenta:
-
ho un problema che mi tormenta:
fra le mie allieve e i miei allievi alcun* sono veramente brav*, più di me senz'altro e anche in generale.
il fatto è che però come loro in giro per il mondo ce n'è una caterva, basta aprire l'internet e ne puoi scoprire un* ogni giorno.
alcuni di costoro sono genere più fighetto acculturato e fanno la musica d'avanguardia, altri virano di più verso il feeling e una musica meno sperimentale nelle sue varie accezioni, world jazz pop etc etc
in entrambi casi c'è un sacco di gente e una concorrenza spietata, sia il mercato di nicchia che quello per un pubblico più vasto sono evidentemente saturi e molt* che conosco non combinano quasi niente pur essendo super brav*.
io non so cosa dirgli: in sintesi se devo dire loro la spietata verità (ammesso che già non la sappiano per conto loro) e provocare loro una disillusione proprio nel momento migliore della vita, la giovinezza, o invece incoraggiar loro a prescindere, altrimenti magari si deprimono.
suggerimenti? -
@ciccillo ho votato incoraggiare. Incoraggiare a suonare, se a uno piace. Anche se non è bravo, se non ha tanto talento. Non fa niente, incoraggiare anche se uno deve fare un altro mestiere. Sulla carriera, non tutti possono diventare star, ma se una persona è determinata a campare di musica, qualcosa lo può trovare, può fare il turnista, o suonare sulle navi, nei locali, nelle orchestre per la TV o il teatro, o no?
-
sì certo, io stesso ho fatto tante cose diverse, però sono partito in un'epoca in cui i numeri erano decisamente inferiori a quelli attuali che sono spropositati.
e non mi considero fra quelli bravi, io stavo parlando di quelli bravi, anche se poi cerco di far studiare il massimo anche quelli meno bravi, i quali sono comunque un altro problema che mi tormenta meno, loro stessi fanno già tutti una doppia vita (di lavoro o studio) e quindi in qualche modo il problema se lo sono già posto o glielo hanno posto i genitori ("ok, se vuoi fare l'artista iscriviti pure all'afam ma poi vai comunque a lavorare nell'azienda del mio amico che ti prende come apprendista oppure fai un'altra facoltà in cui studi una cosa utile per lavorare tipo economia o comunicazione") -
@d10c4n3 ecco una foto interessante che ho trovato casualmente su feisbuc ( che probabilmente via smartphone sa che sto parlando di questo argomento su mastodon ), risale al 1975 e ritrae 4 giovani chitarristi elettrici, studenti al celebre Berklee College of Music di Boston, intenti a suonare i loro strumenti su un palcoscenico, due di loro (quelli alle estremità, a sinistra Mike Stern e a destra Pat Metheny) sono poi diventati delle star in ambito jazz o fusion, suonando con tutti i più grandi, gli altri due al centro sono dei perfetti sconosciuti che magari avranno pure fatto qualche disco e tour ma più probabilmente campano la famiglia suonando sulle navi o nei casino di Las Vegas, per la cronaca si chiamano Jay Azzolina e Mitch Coodley.
su quel palco fai conto che ora ce ne sono almeno 40 -
@ciccillo
Ho allievi soprattutto amatori, cui do tutto quello che serve loro per divertirsi cantando in coro o in piccoli gruppi.
C'è qualcuno di giovane che ha numeri, e ugualmente cerco di trasmettere loro il fatto che senza tecnica e passione è inutile andare avanti.
Il mercato è asfittico, anche nella musica antica, il mio campo.
Servirebbe avere anche spirito imprenditoriale per inventare progetti originali, ma quello non è compito di maestro di canto, o non esattamente.
@d10c4n3 -
@matz condivido in toto ma insegnando nella cosiddetta Alta Formazione Artistico Musicale che eroga titoli di studio il problema si pone, ripeto: soprattutto per quelli più avanti e più bravi e che stanno entrando o sono già entrati nel mercato perché conosco gente davvero super brava che ora so che fa poco o nulla e quindi resto col tormento, però ricordo anche il mio maestro al conservatorio che era spietato, ci diceva senza mezzi termini "lascia perdere" e in un certo senso gliene sono anche grato, era un momento di chiarezza che lasciava l'amaro in bocca, però col senno di poi mi è servito a posizionarmi nel modo giusto.
io invece, proprio per questo vissuto, non riesco a essere così netto con loro, la butto sempre in complessità e non credo di aiutarli molto.
l'unica cosa che dico a tutti è di viaggiare e non fermarsi nella propria comfort zone di scene locali, li incito comunque ad andare via dall'Italia o quanto meno creare contatti a livello almeno europeo. -
G gustavinobevilacqua@mastodon.cisti.org shared this topic
-
D dunpiteog@devianze.city shared this topic