Da Lorenzo Tosa
Sembrava francamente impossibile fare peggio di Sangiuliano allo Strega, che promise di leggere i libri che era lì per giudicare.
E invece il ministro della Cultura Giuli si è superato inerpicandosi in una polemica surreale. Da cui è uscito con una figura miserrima.
Non solo ha annunciato in modo sprezzante che non si presenterà stasera alla cerimonia finale dello Strega.
Ma ha anche protestato pubblicamente con la fondazione Bellonci per non aver ricevuto i libri finalisti come si sarebbe aspettato in qualità di “Amico della domenica”, come vengono chiamati i giurati dello Strega.
La risposta del direttore della fondazione, Stefano Petrocchi, è un piccolo capolavoro di sottile ironia e una perculata che rimarrà negli annali di questo governo.
“Non gli abbiamo inviato i libri del premio perché chiediamo agli editori di spedirli unicamente alla giuria dello Strega, da cui si è dimesso il giorno stesso della sua nomina al ministero della Cultura”.
Bum!
In pratica, il ministro Giuli si è dimesso “a sua insaputa” dalla giuria. E ha pure protestato in modo altezzoso per esserne stato escluso.
Un capolavoro!
Siamo ormai a un livello kafkiano, a una parodia di ministro.
Non c’è niente da fare: tutte le volte che un ministro meloniano tocca i libri, lo Strega, la cultura in generale, finisce per farsi malissimo.